Il backup della tua azienda funziona ogni notte. I log dicono “completato con successo”. Ti senti tranquillo.

Ma quando è stata l’ultima volta che hai provato davvero a ripristinare qualcosa?

Stanco di sentirti dire che “il backup è importante” senza che nessuno ti spieghi perché quello che hai probabilmente non serve a nulla quando arriva il ransomware?

La verità è scomoda: la maggior parte dei sistemi di backup nelle PMI è progettata per problemi di 20 anni fa, non per le minacce di oggi.

Cosa significa backup “vero” (spoiler: non è quello che pensi)

Tutti sanno cos’è un backup. O almeno credono di saperlo.

La definizione classica: “Una copia dei dati per ripristinarli in caso di guasto hardware.”

La definizione reale nel 2025: “Un sistema progettato per sopravvivere agli attacchi che tentano deliberatamente di distruggerlo.”

Perché oggi il problema principale non è il disco che si rompe. È l’attaccante che entra nella tua rete e, prima di criptare tutto con il ransomware, cerca metodicamente di eliminare ogni possibilità di ripristino.

E nella maggior parte delle PMI ci riesce facilmente.

Perché i backup “standard” falliscono sempre

Ogni giorno supportiamo aziende che hanno scoperto questa verità nel modo peggiore. Il pattern è sempre lo stesso:

Il sistema di backup “funzionava” da anni. Poi arriva l’attacco. E quando serve davvero ripristinare, scopri che:

I backup erano raggiungibili dalla rete (e quindi dall’attaccante)

Il server compromesso aveva accesso ai repository di backup

L’amministratore (le cui credenziali sono state rubate) poteva cancellare tutto

Nessuno aveva mai fatto un test di ripristino completo

Il risultato? Settimane di fermo, perdita di dati, e la scoperta che quello per cui pagavi da anni non ti ha protetto quando serviva.

Chi controlla davvero i tuoi backup oggi?

Una domanda che facciamo sempre: “Se domani mattina qualcuno compromette le credenziali del tuo amministratore di sistema, può cancellare anche i backup?”

Se la risposta è sì, hai un problema grosso.

Le credenziali amministrative non sono sacre. Vengono rubate, indovinate, o semplicemente usate da dipendenti scontenti. L’unico modo per proteggere davvero i backup è renderli immutabili: impossibili da modificare, anche per chi ha i massimi privilegi.

La regola del 3-2-1-1-0 (che nessuno applica davvero)

Probabilmente conosci la regola 3-2-1. Ma te l’hanno spiegata male, o comunque in modo incompleto.

La versione reale è 3-2-1-1-0:

3 copie totali (dati originali + 2 backup)

2 supporti diversi (non solo posti diversi, ma tecnologie diverse)

1 copia geograficamente separata (off-site)

1 copia immutabile (che nessuno può toccare, neanche l’admin)

0 errori nei test (verifiche periodiche obbligatorie)

Quello che ti vendono come “soluzione di backup enterprise” di solito copre solo i primi 2-3 punti. Gli ultimi due sono quelli che fanno la differenza tra sopravvivere a un attacco e chiudere l’azienda.

Backup air-gapped: l’unica vera protezione

Air-gap significa “isolato dalla rete”. Un backup air-gapped è fisicamente irraggiungibile dagli attaccanti perché non ha connessioni di rete attive.

Esistono due approcci:

Air-gap fisico: Backup su dispositivi completamente scollegati (dischi esterni, nastri). Funziona, ma richiede operazioni manuali che spesso vengono trascurate.

Air-gap logico: Backup su storage di rete ma accessibili solo con autenticazione temporanea e permessi ultra-rigidi.

La verità che nessuno ti dice? Implementare l’air-gap costa tempo e attenzione. Molte PMI rinunciano perché “è complicato”. Poi arriva il ransomware e capiscono quanto costava davvero la semplicità.

Cosa dice la legge (GDPR, NIS2 e responsabilità)

Non è solo sicurezza informatica. È compliance normativa.

GDPR Art. 32 richiede esplicitamente la “capacità di ripristinare tempestivamente” i dati personali dopo un incidente.

NIS2 Art. 21 include la gestione backup tra gli obblighi di cybersicurezza per le aziende coperte dalla direttiva.

ISO 27001 pretende backup testati regolarmente e conformi a politiche documentate.

Traduzione pratica: Se il tuo backup non funziona e subisci un attacco, oltre al danno operativo rischi sanzioni pesanti. Il “non lo sapevo” non è una scusa accettabile.

Scenari reali (accaduti nelle ultime settimane)

Caso 1: Azienda manifatturiera, 80 dipendenti. Ransomware via email, sistema di backup “standard” su NAS aziendale. L’attaccante elimina tutti i backup prima di attivare la crittografia. Risultato: 15 giorni di fermo produttivo.

Caso 2: Studio professionale. L’amministratore IT esterno, dopo una discussione sui compensi, cancella tutti i backup prima di interrompere la collaborazione. Sistema “funzionava da anni” ma era tutto accessibile con le sue credenziali.

Caso 3: PMI del terziario. Tentativo di ripristino dopo un guasto server. I backup esistevano da 2 anni ma erano corrotti. Nessuno se n’era mai accorto perché nessuno li testava.

Il primo passo è la consapevolezza

Il nostro obiettivo non è venderti l’ennesima soluzione di backup.

È aiutarti a capire se quello che hai oggi ti protegge davvero, con parole semplici e senza tecnicismi inutili.

Perché il backup è un asset strategico che può essere:

  • Un falso senso di sicurezza se mal progettato
  • La tua ancora di salvezza se architettato con criterio

E la differenza tra le due cose parte sempre da un’analisi fatta da chi conosce davvero le minacce di oggi.

I vantaggi del nostro approccio

Linguaggio chiaro, niente gergo incomprensibile

Nessun vincolo commerciale, nessuna pressione di vendita

Referente diretto, mai call center o risponditori automatici

Esperienza concreta su centinaia di infrastrutture PMI

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La differenza tra un’azienda che sopravvive a un attacco informatico e una che è costretta a chiudere spesso dipende proprio da questo: avere un backup che funziona davvero quando se