Davvero vuoi continuare a pensare che la sicurezza informatica sia “roba da tecnici”? Mentre ti concentri sul business, qualcun altro potrebbe già star pianificando come paralizzare la tua azienda.

Il 15,8% delle PMI italiane con 10-250 dipendenti ha subito almeno un attacco informatico nel 2024. Nel 2019 era il 9,9%. I numeri parlano chiaro: non è più una questione di “se” ma di “quando”. (Fonte: Eurostat, Security incidents and consequences by size class of enterprise – 2024)

Cosa significa davvero “cybersicurezza aziendale”

Dimenticati l’idea che basti un antivirus e qualche password complicata. La cybersicurezza moderna è un ecosistema che coinvolge ogni singola persona della tua organizzazione, come sottolineato dall’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN):

“È fondamentale diffondere una buona cultura della cybersicurezza a tutti i livelli dell’organizzazione: dirigenti, professionisti IT e dipendenti.” (Fonte: Guida ACN alla Cybersicurezza Aziendale)

La cybersicurezza è una responsabilità condivisa. Non è il tuo tecnico IT che deve fare tutto. È l’intera azienda che deve diventare una fortezza digitale.

Perché oggi è una priorità assoluta (e non puoi più rimandare)

Le PMI italiane – circa 4,5 milioni di realtà – sono nel mirino dei cybercriminali proprio perché considerate vulnerabili. Risorse limitate, misure meno strutturate, scarsa consapevolezza: una combinazione perfetta per chi vuole fare danni.

L’imperativo normativo: Direttiva NIS2

Con la Direttiva NIS2 (recepita con Decreto Legislativo n. 138/2024), anche le aziende più piccole devono alzare il livello di guardia. La normativa:

  • Amplia il campo di applicazione rispetto alla precedente NIS, includendo nuovi settori (servizi postali, gestione rifiuti, produzione chimica, ricerca)
  • Riguarda imprese di medie dimensioni (50+ dipendenti e fatturato >10M€) con alcune eccezioni per microimprese
  • Introduce obblighi stringenti su misure di sicurezza, notifica incidenti e gestione della supply chain

Non si tratta solo di conformità normativa, ma di sopravvivenza del business.

Il fattore umano: l’anello debole

I criminali sfruttano sempre più l’errore umano. Social engineering, phishing evoluto, deepfake creati con l’IA: il fattore umano è diventato l’anello più debole della catena.

“L’uso preponderante di malware, ransomware e phishing, evidenzia come il cyber crimine sfrutti sempre più l’impreparazione in termini di cybersicurezza e l’errore umano a proprio vantaggio.” (Fonte: Guida ACN)

Cosa può andare storto (scenari reali basati sui documenti ACN)

❗ Email di phishing che sembrano autentiche

Il tuo commerciale riceve una mail dal “CEO” che chiede un bonifico urgente. Con l’IA generativa, queste email sono sempre più convincenti.

Raccomandazione ACN per i dipendenti:

“Diffida di telefonate, sms e/o e-mail in cui vengono richieste informazioni sui dipendenti o altre informazioni interne. Non fornire informazioni personali e riservate sulla tua organizzazione, a meno che non sei certo dell’identità della controparte che le richiede.” (Azioni Chiave – Guida Dipendenti)

❗ Ransomware che blocca tutto

Lunedì mattina arrivi in ufficio e tutti i computer mostrano la stessa schermata: “I tuoi file sono criptati. Paga o perdili per sempre.”

Raccomandazione ACN per i professionisti IT:

“Esegui e testa regolarmente i backup su tutti gli asset possibili (PC, server, smartphone, dispositivi removibili), dando priorità ai dati critici per la tua organizzazione.” (Azioni Chiave – Guida Professionisti IT)

❗ Furto di credenziali

Un dipendente usa la stessa password per Netflix e per accedere al gestionale aziendale. Indovina cosa succede quando Netflix viene violato?

Raccomandazione ACN per i professionisti IT:

“Utilizza l’MFA per garantire che solo le persone autorizzate possano accedere ai dati personali e riservati. Valuta, fra le varie opzioni di MFA, quelle più adatte alle esigenze dell’organizzazione e al livello di sicurezza richiesto.” (Azioni Chiave – Guida Professionisti IT)

❗ Fornitori non sicuri

Il tuo consulente contabile viene attaccato e i criminali accedono ai dati di tutti i suoi clienti. Inclusi i tuoi.

Raccomandazione ACN per i dirigenti:

“Verifica accuratamente l’affidabilità dei fornitori, dei prodotti e servizi e la solidità dei relativi contratti. Definisci sempre formule contrattuali dettagliate a supporto delle attività esternalizzate e prevedi requisiti più stringenti in funzione della criticità dei dati e dei servizi che affidi all’esterno.” (Azioni Chiave – Guida Dirigenti)

Chi controlla oggi la tua sicurezza? (Checklist basata sulle raccomandazioni delle guide ACN)

Fermati un attimo e rispondi sinceramente:

❓Sai quanti dispositivi sono connessi alla tua rete aziendale?
“Acquisisci consapevolezza sugli asset (processi, sistemi e dati) vitali per il tuo business e supporta la loro protezione.”

Tutti i tuoi dipendenti usano l’autenticazione a due fattori?
“Imposta l’autenticazione a più fattori ovunque ci sia la possibilità, dando priorità a strumenti di office automation; servizi di cloud storage; credenziali di accesso privilegiate.”

❓I tuoi backup sono testati regolarmente o speri semplicemente che funzionino?
“Effettua test periodici di ripristino completo dei dati del backup.”

❓I tuoi fornitori rispettano standard di sicurezza adeguati?
“La scelta di fornitori non affidabili aumenta il rischio di essere vittima di attacchi informatici, con conseguenti danni economici per l’organizzazione e la perdita di reputazione.”

❓Hai un piano di risposta agli incidenti o improvviserai quando succederà?
“Seleziona e supporta un responsabile per la cybersicurezza (interno o esterno) per individuare i principali obiettivi di sicurezza per la tua organizzazione e per individuare un’efficace gestione degli incidenti.”

Se hai risposto “non lo so” anche solo una volta, sei più vulnerabile di quanto pensi.

Lo scenario tipico (ti riconosci?)

Un modem dell’operatore, qualche switch “che funziona da anni”, PC con Windows che si aggiorna “quando capita”, password condivise su WhatsApp, backup “che dovrebbe fare il server automaticamente”.

Ogni giorno supportiamo aziende che scoprono di essere completamente esposte proprio con questa configurazione. Il problema non è la tecnologia in sé, ma l’approccio frammentario e la mancanza di una strategia organica.

I 3 pilastri che mancano nelle PMI (basati sulle guide ACN)

1. Consapevolezza condivisa

La cybersicurezza non può essere delegata al “ragazzo dell’informatica”. Dirigenti, IT e dipendenti devono lavorare insieme, ognuno con responsabilità precise:

“La mancanza di consapevolezza sulle principali minacce informatiche e sulle modalità con cui prevenire eventuali incidenti comporta un’alta vulnerabilità dell’organizzazione agli attacchi. Inoltre, può favorire comportamenti inconsapevoli o non conformi, che facilitano la sottrazione di informazioni riservate da parte degli attaccanti.” (Guida Dirigenti ACN)

2. Protezione su misura

Ogni PMI ha asset critici diversi. Non serve la stessa sicurezza per tutti: serve identificare cosa è davvero importante per il tuo business e proteggerlo di conseguenza.

“Avere piena consapevolezza degli asset fondamentali per il business (processi, sistemi e dati), ed identificare chiaramente quelli più critici, è fondamentale per ciascuna organizzazione. Non è possibile e non è utile proteggere tutto con lo stesso livello di sicurezza.” (Guida Dirigenti ACN)

3. Gestione degli accessi

Il 70% degli attacchi sfrutta credenziali compromesse. Multi-factor authentication, gestione privilegi, controllo fornitori: sono le basi che spesso mancano.

“L’utilizzo della stessa password per più di un account agevola i cybercriminali. Spesso, infatti, le password compromesse vengono riutilizzate per accedere ad altri servizi e permettere il furto di informazioni riservate, aziendali e di clienti.” (Guida Dipendenti ACN)

Il vero problema: l’approccio a compartimenti stagni

Stanco di avere:

  • Un fornitore per la connettività
  • Uno diverso per i PC
  • Un altro per i backup
  • Il “cugino informatico” per le emergenze

Quando succede qualcosa, chi chiami? E soprattutto: chi ha la visione completa della tua infrastruttura?

“La mancanza di un responsabile per la cybersicurezza comporta la mancanza di competenze specialistiche dedicate, nonché di una leadership chiara e di una direzione strategica per fronteggiare le minacce cyber e proteggere l’organizzazione.” (Guida Dirigenti ACN)

La differenza tra “vendere sicurezza” e “fare sicurezza”

A Matera, c’è chi vende antivirus e firewall. Noi facciamo molto di più: analizziamo il tuo rischio reale, identifichiamo i punti deboli, progettiamo una strategia su misura basata sulle linee guida ACN.

Il nostro obiettivo non è venderti il prodotto più costoso, ma renderti consapevole di dove sei oggi e accompagnarti verso la sicurezza che serve al tuo business.

Il primo passo è la consapevolezza

Secondo le linee guida ACN, prima di qualsiasi tecnologia, serve sapere dove sei. Un check-up completo della tua infrastruttura rivela:

✓ Dispositivi non protetti che non sapevi nemmeno esistessero
✓ Vulnerabilità critiche nei sistemi che usi ogni giorno
✓ Accessi non autorizzati che potrebbero essere già attivi
✓ Backup non funzionanti che scopriresti solo in caso di emergenza

“L’analisi del rischio permette di individuare le contromisure necessarie per limitare i danni operativi, economici e reputazionali a cui l’impresa può essere esposta.” (Guida Dirigenti ACN)

La diagnosi è sempre gratuita. Perché la sicurezza inizia dalla trasparenza, non dalla vendita.

Perché scegliere l’approccio Linkat

🕒Nessun tempo perso: Analisi diretta, senza giri di parole
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Il tuo prossimo passo

La cybersicurezza non è un costo: è l’assicurazione sulla vita della tua azienda.

Analisi IP gratuita disponibile questa settimana – I posti sono limitati perché ogni check-up richiede tempo e attenzione personalizzata.

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